A cura di Zar@
Abbracciami
scacciami
alziamo le mani
siamo preghiere
e bestemmie
luna nei palmi
sale nelle vene
Solitudini
Smarrite
come versate
al cielo al pianto
sei di neve
sei di niente
come il nostro cammino
Come il nostro altrove.

Immaginiamo dunque siamo
Abbracciami
scacciami
alziamo le mani
siamo preghiere
e bestemmie
luna nei palmi
sale nelle vene
Solitudini
Smarrite
come versate
al cielo al pianto
sei di neve
sei di niente
come il nostro cammino
Come il nostro altrove.
Ad amare si sbaglia sempre.
Se stessi o gli altri, ci si confonde.
Ci sono cuori autocentrati, serrati come forzieri, impenetrabili, freddi come il vento di tramontana e distanti come le stagioni appena trascorse.
Spicchi di ardori spenti, malinconie imprecise e vanità.
Ti guardano senza vederti e quando provi a dire “ti amo”, sembra che la tua voce provenga da un altro mondo, troppo lontano per essere udita.
Persistono nel loro silenzio meditabondo e compiaciuto oppure indugiano nel solito lungo monologo ammantato di dialogo col quale annichiliscono ogni tuo slancio.
Dicevamo? Io nulla. Tu troppo.
E non cose, bensì parole, vuoti significanti senza senso e ordine.
Da perdersi e scomparire nel marasma di fonemi. Da rimanerne storditi. Come un vomito.
Però non ti arrendi. Pensi, sarà un momento, passerà.
Mi vedrà, prima o poi, e allora sentirò l’eco del mio respiro nel suo. Il vento caldo arriverà da sud e il forziere si spalancherà.
Ma il vento cambia e tutto intorno resta immutato, identico a prima. Come cristallizzato in un eterno mai.
Le pietre preziose restano pur sempre pietre. Rilucono, ma senza emanare calore.
Ad amare si sbaglia sempre un po’.