Per una nuova Epifania

A cura di Giorgia Soi

Eccoci, il tanto temuto e atteso 6 gennaio è giunto. Le feste sono finite, finalmente e purtroppo. Per qualcuno questo significa ritorno a scuola, per altri al lavoro, per molti solo un fastidio in meno o in più.

Alberi e statuine del presepe ritornano alle loro scatole anonime e grigie, in atessa di un nuovo Natale, di nuova gioia di vivere e voglia di fare festa. Di rinnovata malinconia e noia festiva.

Personalmente la mia festa preferita è l’Epifania. La festa della fine o, meglio, del compimento. Del fine ultimo delle festività natalizie: il manifestarsi al mondo della divinità, del Sacro, il cogliere la grandezza nella piccolezza, come ci ha ricordato il Papa.

Di farci grandi siamo capaci tutti, complici gli artefici dell’era cibernetica, ma quanti sono in grado di farsi piccoli? L’ombra è la prova schiacciante della presenza della luce, ma quanti di noi sanno farsi prova di luce interiore?

Il protagonismo di questi tempi, in cui persino un taglio di capelli viene mandato in onda per i propri fan, come un evento imperdibile, mi spinege a riflettere sull’Epifania, quella vera. La tenerezza e lo stupore di un bambino indifeso, in una mangiatoia. La luce interiore dell’innocenza in un mondo colpevole. Di disprezzo per la vita e di indifferenza per l’altro da sé. Guerre, povertà e odio sono il segno tangibile della colpa.

Non essere luce e nemmeno ombra, essere solo un riflesso, un esile riverbero di luccicanze fasulle, questo è il destino della contemporanea umanità.

Apparire senza manifestarsi, a se stessi e a gli altri, per ciò che si è realmente. Questa esistenza inautentica esigerebbe una nuova epifania. È con questo auspicio che la nostra redazione vi augura ancora buon anno e riprende la propria attività. Che ognuno di noi possa concedere al Sacro una parte di sé…

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