Incontro con la solitudine 5: racconto in progress.

A cura di Zar@

Al mondo, tra umani, si è di reciproca utilità. Se avete più di 15 anni, probabilmente avrete ampiamente raggiunto tale consapevolezza.

Ve la portate nel cuore o la esprimete ad ogni nuova delusione, sperando di sbagliarvi, certi di muovervi nell’alveo della verità.


Prendete l’attrazione sessuale, questa scintilla che scocca tra due persone che si incontrano e ne accende i destini. Se la cosa è reciproca ci si sente eletti dal cielo, come legati da un filo invisibile e indistruttibile. Finché dura. Finché la fiamma non si spegne e la luce non si fa fiocca.


Se invece la cosa è a senso unico, si produce una relazione squilibrata, in cui uno dei due detta le regole e l’altro si adegua. Lo sfortunato amante non corrisposto si spende e si spande per entrare nelle grazie dell’amato e si carica di continue illusioni che vanno incontro a frustrazioni sempre più amare. Il primo è utile e il secondo indispensabile. Entrambi giocano, ma lo sfortunato ha già perso. Ha perso tempo, spesso denaro, energie e soprattutto dignità. Ha perso se stesso dietro un rapporto che galleggia sull’abnegazione e sullo sfruttamento della debolezza altrui per scopi egoistici.


C’è l’amore, direte. Chi ama non usa, si dona. Si consegna anima e corpo nelle mani dell’altro e si aspetta da lui la stessa cosa.
Il problema è proprio questa indomita aspettativa. Scambio, anche in amore è la parole d’ordine.


Da quando la solitudine è diventata mia amica, non mi sono sentita più sola
Non mi sono sentita più usata. Niente più scambio, Do ut tu des, ipocrisia che si misura con il tempo secco in cui retrocedi nel dimenticatoio, quando nella vita altri si fa strada chi è più utile di te.


I rapporti tra potenti e lacchè, li riconoscete dalla costanza del like ad ogni loro post più o meno insulso. Che v’importa di me e delle altre anime semplici, delle persone inutili, se potete contare sul favore temporaneo e labile del potente di turno?
Ci archiviate, come le email di SPAM.
Diventiamo un turno da dover rispettare, ma il dovere stanca e porta alla fuga anche le persone più allenate al numero. Perché il numero conta. Un like è sempre un like e più sono meglio è. Un contatto è pure un contatto, non si sa mai quando possa tornare utile. Non si spreca nulla e un pollice in su non si nega a nessuno, come risposta standard e ultimativa delle conversazioni che pesano, che impegnano senza tornaconto.


Tuttavia, prima o poi, dal pollice in su si passa al silenzio, all’assenza prolungata. In fondo non siamo mai stati veri amici…


Colui che esercita un potere si prodiga in azioni le più rivoltanti e sterili e quasi sempre ignora quanti attendono da lui la grazia. Perché l’utile è anche il suo criterio e un like è solo un like. Un contatto è solo un contatto e se non è utile prima o poi diventa un peso.


È il mio lavoro, dice qualcuno. Devo pure mangiare…
Si vive di solo pane è inutile farsi illusioni. Lo spirito è un incidente di percorso, il riflesso temporaneo di una fiamma destinata a spegnersi, quella della passione. Oppure il giro di parole di chi non si arrende alla verità, ma volens o nolens la incarna. Al mondo si è reciprocamente utili o soli.

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