Recensione: Suite francese di Irène Nèmirovsky

A cura di Zar@

Suite francese, libro pubblicato dopo la morte dell’autrice Iréne Némiroski in un campo di sterminio, è un collage di storie che si amalgamano senza che ogni tassello di vita perda la propria particolarità.

Lo sfondo non è uno sfondo ma un primo piano rappresentato dall’angoscia della Seconda Guerra Mondiale che si abbatte sulla Francia portando, in un lampo, alla capitolazione di Parigi e di ogni certezza di serenità ritrovata dopo la Prima.

Le bombe sui civili sono una novità assoluta, come l’esodo di massa che vede i francesi in fuga dalle città in cui si combatte contro i tedeschi. Nella fuga si incrociano il destino del ricco banchiere senza scrupoli, della frivola amante da lui abbandonata per la propria famiglia, delle persone più modeste che vanno a piedi, delle persone più ricche che si portano dietro tutto ciò che hanno, dimostrando con questo stesso atto il proprio morboso attaccamento ai beni materiali e la decadenza di una civiltà ad un bivio.

La Nemiroski dipinge un quadro corale impietoso e desolato, lucido e lirico al tempo stesso, sottolineando con efficace sarcarsmo i vizi e le debolezze dei francesi.

Ben presto sulla Francia si abbatte l’onta dell’occupazione nazista e del collaborazionismo.

L’amore, passionale e innocente al tempo stesso, tra una giovane francese e un soldato tedesco di stanza nella sua casa, sembra dare un po’ di colore alla vita contrapposta delle persone uguali ma nemiche. Tuttavia è solo una dolce illusione che svanisce con la chiamata al dovere, da entrambe le parti.

Un libro che coinvolge e scorre velocemente. Da leggere.

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