Infinita Maris, di Mirko Signorile: una promessa di riconciliazione

Lo spazio musicale di Eikasia oggi vi propone la recensione dell’ultimo lavoro del pianista Mirko Signorile: Infinita Maris. Buona lettura e buon ascolto! Zar@

A cura di Pasqualina Traccis

Il sound check è un anticipo di emozione, un rito di passaggio, dalle aspettative alla concretezza delle prime note e voci. Un modo per misurare ciò che sarà, ingannando la lentezza del tempo dell’attesa.

Il pianista Mirko Signorile arriva per primo sul palco, tra gli operai del service che lavorano in vista della tappa lanuseina del tour Euphonia Suite, di Eugenio Finardi. Quest’ ultimo lo raggiunge un po’ più tardi, insieme al sassofonista Raffaele Casarano. In occasione del festival Rocce Rosse Blues, il cantautore milanese presenta il suo ultimo album, che rivisita e correla in un crescendo spirituale vari brani della sua carriera e alcuni pezzi blues.

La finestra sul piazzale del concerto, mi permette di godere la brezza insolitamente fresca di questo 10 agosto ogliastrino e porta in camera la frenesia dei preparativi. Quando le voci degli operai si acquietano, sento levarsi sublimi le note di un pianoforte. Mi muovo verso la finestra, con la curiosità di chi cerca con gli occhi una conferma di ciò che già vede distintamente col cuore. La sapienza delle mani, la concentrazione e la passione di un pianista a me sconosciuto, che prende confidenza con lo strumento. Mi perdo nelle sue note, pregustando il seguito, mentre l’artista è già un tutt’uno con il pianoforte.

Euphonia non tradisce le aspettative. La suite interpreta in chiave dialettica momenti diversi del percorso musicale di Eugenio Finardi, eseguiti in chiave blues e jazz, con trasporto onirico e volontà di darsi al pubblico per ricevere qualcosa in cambio. Non l’applauso ritualistico, ma la sincerità delle mani che sfuggono al controllo, seguendo i tempi dell’anima anziché quelli dettati dalla successione dei brani. La voce graffiante e l’esecuzione delicata di Finardi, il sassofono ispirato di Casarano e il rapimento di Signorile al piano, ne fanno una co-costruzione di significati ed emozioni, che si traduce in un senso di stupore collettivo. Una sintesi di percorsi cerebrali e cardiaci, in cui ognuno può perdersi, per ritrovarsi, insieme agli altri, in una destinazione comune, catartica.

Il pianista è uno spettacolo nello spettacolo, che lo riassume per intero, esaltandolo. Sento il bisogno di approfondire. Dopo un’esplorazione in rete, approdo all’ultimo lavoro di Mirko Signorile: Infinita Maris.

Il titolo scelto dal pianista pugliese è già una provocazione. Nel senso che chiama a qualcosa, ad un disvelamento, nella discordanza dei termini mare e infinito, quest’ultimo volutamente declinato al femminile. Del resto l’infinità del mare è già di per sé una provocazione e un enigma: il limite che apre all’illimite. Il mare è qualcosa da viaggiare, che porta lontano, verso nuovi orizzonti e sfide. Al tempo stesso è qualcosa che riporta: a riva, a casa, a sé stessi. Uno stimolo a oltrepassarsi e il bisogno di fermarsi a contemplare la ciclicità della vita, nell’eterno ritorno delle onde. Il video, sublime al pari dell’audio, mostra un artista, un uomo, di fronte al mare, all’alba di un nuovo giorno. Il bisogno di senso che sfugge alle parole e si sottrae al silenzio, per farsi musica. Una musica poetica, fisica e metafisica al tempo stesso, la melodia di un eterno che si replica nell’istante. Il suono del piano insiste, dialoga con la natura intorno, scavando nell’animo, per dissotterrare emozioni contrastanti, di calma e vitalità, come è nell’essenza del mare e dell’armonia musicale.

La composizione risuona dei colori del cielo e delle profondità del mare, del sacro che è in ogni alito di terra, della speranza che è in ogni nuova alba.

Regalarsi un momento di grazia è il minimo che si possa fare, per sottrarsi all’inconsistenza rumorosa dei tempi. Infinita Maris è una promessa di riconciliazione, mantenuta.

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