L’amore ai tempi del colera: recensione

A cura di P. Traccis

L’amore ai tempi del colera non è un classico, ma uno sfrenato e travolgente inno alla vita. 

Si può attendere per 53 anni, 7 mesi e 11 giorni, di essere ricambiato dalla più bella ragazza del Caribe?

Quanti Florentino Ariza ci sono al mondo? E cosa li spinge a perseverare nel loro sentimento incrollabile, nonostante le minacce del padre, il rifiuto glaciale e repentino della ragazza, il suo matrimonio di buona società con il dottor Urbino?

Che cos’è l’amore e perché non basta a se stesso? Perché ha bisogno di un oggetto  che lo inveri?

Non saprei dire se Gabriel Garcia Marquez – autore che non ha bisogno di presentazioni – risponda a queste domande o le lasci in sospeso, in questo suo libro del 1985, edito da Oscar Moderni, nella traduzione di Angelo Morino.

La giovane Fermina Daza lo considera solo un’ombra,  ed è questo che Florentino diventa: l’ombra di un uomo che non è mai esistito.

E nell’ombra si ricama un destino degno della creatura dalla lunga treccia sulle spalle, che vede improvvisamente trasformarsi in dama. Pronto a conquistarsi uno spazio residuale nel suo cuore di vedova.

Signora e padrona di una dimora che assume le fattezze e la sostanza di una prigione dorata, Fermina intanto vive una lunga vita coniugale senza amore e senza libertà.

Non le mancheranno il denaro, il prestigio e la solidità di un buon investimento sociale. Le sarà concesso di  servire suo marito con dedizione, anticipandone i bisogni e rendendosi degna dei suoi sfizi. Potrà inoltre viaggiare in Europa, visitare Parigi, volare su una mongolfiera al di sopra del colera, che attanaglia la gente comune tingendola di un blu spettrale.

La signora Urbino non dovrà più preoccuparsi di niente, men che mai di essere felice.  Del resto il matrimonio non deve essere felice, ma garantire stabilità. 

Le sigarette fumate di nascosto in bagno sono quanto rimane del suo animo selvaggio e ribelle, fiaccole di un’ effimera libertà.

In tutto il tempo trascorso col dottore, nonostante il calvario matrimoniale e l’odore acre del tradimento, Fermina non immagina per sé un destino diverso e non pensa più a Florentino, se non con indifferente compassione. 

Il giovane che le scriveva lettere d’amore struggenti e ispirate, si trasforma da gracile poeta in direttore della compagnia di navigazione fluviale, ereditata dal facoltoso zio.

La sua posizione gli permette svariati amori di fortuna, assaporati con vorace e spregiudicata sensualità, senza però tradire Fermina, per la quale conserva nel profondo un amore vergine e dannatamente paziente.

Un sentimento che è una sfida al tempo, ai cui effetti cerca in ogni modo di sottrarsi con la cura ostinata e maniacale di sé. Un amore che si trasforma in una gara a chi, tra lui e il dottore, saprà conservarsi più a lungo in vita. Una gara di resistenza, vinta con la strana morte del suo concorrente (a una certa età la morte non ha il senso del ridicolo).

Finalmente Forentino Ariza potrà confessare, alla donna che desidera da tutta una vita, l’indomito proposito di amarla per i giorni che restano a entrambi.

Il sogno può realizzarsi, nonostante la reticenza iniziale della donna e la vecchiaia che ha rattrappito i corpi e sopito ogni slancio.

I due si incontrano laddove si erano persi, ovvero nelle lettere scambiate di nascosto, nelle quali si raccontano della vita, dell’amore e del non senso della felicità. La possibilità concreta dell’amore impossibile.

Fermina si ritrova inspiegabilmente ad accogliere quell’amore, trasformandolo in occasione di riscatto e di ritrovata libertà. Entrambi scoprono con un certo stupore che è la vita, più che la morte, a non avere limiti.

Quella che spetta agli amanti tardivi è infine la vita scelta, così diversa da quella imposta dalle convenzioni sociali, dalla paura di amare oltre ogni ragionevolezza, convenienza o paura. Saltando l’arduo calvario della vita coniugale per andare dritti all’essenza dell’amore.

Il battello della libertà, con la bandiera del colera issata a protezione della loro felicità, li conduce avanti e indietro, insieme, in un lungo viaggio che somiglia alla speranza

Un libro che trabocca di poesia, nondimeno scorrevole e con perle di senso preziosissime. 

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